Si celebrano i 100 anni dall’intervento italiano nella prima guerra mondiale, avvenuto, dopo quasi un anno dall’inizio del conflitto europeo su una spinta di riscatto, gloria, conquista di territori. È il famoso “24 maggio”, in seguito coperto da un alone di romanticismo e di retorica. Ecco una breve cronaca di quei giorni annotata senza retorica da Attilio Frescura, nelle prime pagine del suo “Diario di un Imboscato”. (L’immagine “Battaglieri” è di Enrica Massidda)
I “Terribili„
“…ad Asiago, dove si era certi che ci sarebbe stata la guerra e dove i bersaglieri anticipavano le prove del loro eroismo, prendendo a cazzotti i fanti della Brigata Ivrea “la buffa”, che doveva insegnare loro, più tardi, che l’eroismo è un altro.
È la Brigata Ivrea che ha organizzato ed eseguito il trasporto dei proiettili al forte Verena. Un forte che non ha nessun campo di tiro e che il giorno 24 Maggio 1915, alle quattro del mattino, ha lanciato il primo colpo di cannone.
II 29 venne dato l’ordine di attacco, con delle disposizioni da piazza d’armi e da grosse manovre.
Si prepararono e si chiusero i cofani contenenti le più inutili cose di guerra. E si presero delle provviste, per vivere i giorni di marcia necessari per arrivare a Trento.
Lo Stato Maggiore della Divisione, in automobile e a cavallo, si mosse… Si videro ufficiali fasciati di cinghie lucide ed armati speroni, carichi di carte topografiche e di binocoli, correre con aria preoccupata, seguiti da coppie di carabinieri a cavallo. Qua è la, persino, qualche elmo lucente di cavalleria.
All’alba del 30 Maggio le truppe mossero: il confine si era passato nella notte. Alle case di Vezzena una mina ci dette i primi feriti e il primo morto : il soldato Salvatore Randazzo.
La mina, qualche fucilata, qualche reticolato in embrione, quei feriti e quel morto turbarono lo Stato Maggiore, che credette di aver sostenuto una grande battaglia. Il Comando, esausto, diede l’ordine di sospendere 1′“avanzata„. I soldati, nuovi alla guerra, storditi, sbalorditi, tornarono alle trincee in cerca degli ufficiali e gli ufficiali, corsero affannosamente in cerca di reparti, nei quali era avvenuto un frammischiamento fantastico.
Avvennero dei casi allegri: un grosso ufficiale sente il rumore caratteristico degli otturatori dei fucili che si armano: allora, supponendo di essere scambiato per un austriaco, si avanzava carponi, urlando :
— Alt! non sparate! sono l’Italia! — E, in fretta, aggiunge la parola d’ordine, la controparola, poi il suo nome… Avrebbe anche dato l’anima, purché gli lasciassero la pelle, questo… Italia!
Altro episodio :
Una pattuglia si avanza, gira, si perde. Improvvisamente si trova di fronte a un’altra pattuglia. Allora tutte e due, senza guardarsi, urlano:
— Mi arrendo!
[...]
In tutta la battaglia non si è visto un austriaco. Dovevano ridere, quelli altri, vecchi della guerra, dalla parte opposta, sentendo tutto quel brusìo e quell’ affanno.”
(Attilio Frescura: “Diario di un imboscato”, III edizione 1921)