Stampare un libro ha dei costi, come è facile immaginare. Preparazione, grafica, editing, stampa vera e propria, distribuzione. Tutti questi costi concorrono alla formazione del prezzo di copertina, che deve comprendere anche un margine per l’autore e un utile per l’azienda, dato che non basta rientrare nelle spese. Naturalmente, più alta è la tiratura, maggiore sarà la suddivisione delle spese per singola copia. Tiratura significa vendite, vendite significa distribuzione.
La distribuzione passa per le messaggerie: agenzie intermedie che stanno tra l’editore e il libraio, conservano grandi quantità di libri in magazzini strategici, li forniscono ai rivenditori a richiesta, e insomma fanno da volano nella catena complessa del mercato editoriale.
Un altro canale di distribuzione è costituito dai cataloghi online, diffusi e molto frequentati. Tutti i lettori prima o poi si accostano a queste comode librerie virtuali, che tra l’altro adottano spesso politiche di vendita aggressive e concorrenziali. È piacevole, per un lettore, sfogliare o ricercare in cataloghi immensi e quasi inesauribili, ed è ancora più piacevole scoprire che i titoli disponibili sono venduti con un certo sconto sul prezzo di copertina, e spesso con spedizione gratuita. D’altra parte allo sconto ci hanno ormai abituati le catene dei centri commerciali, mentre difficilmente i librai indipendenti li applicano, e neppure gli stessi editori, specie quelli piccoli, anche se vendono direttamente i loro prodotti senza passare per la catena della distribuzione. Come mai?
Il punto sta nella distinzione tra due diverse funzioni dell’editoria: l’editoria di massa, che deve produrre profitti crescenti e sottostare alle regole ferree della concorrenza, e l’editoria classica, che sceglie e propone le pubblicazioni partendo dall’altra parte, ossia da valutazioni di qualità, da programmi a lunga scadenza, dalla ricerca. La prima occupa il mercato con le grandi tirature e i best seller, gli autori di grido e grandi investimenti pubblicitari, la seconda si inserisce negli spazi liberi, poco appetibili in quanto non generano profitti sicuri, e sfrutta canali di distribuzione economici.
Il principale di questi canali è il sistema ISBN (International Serial Book Number), che associa a ciascun libro un codice univoco. Tramite il numero ISBN è possibile risalire a qualsiasi pubblicazione nel mondo. Non solo, ma l’assegnazione del codice comporta automaticamente l’iscrizione della scheda bibliografica a un catalogo nazionale. E qui entrano in scena i grossi cataloghi di vendita online, con i loro motori di ricerca.
Ogni nuova pubblicazione dotata di ISBN risulta automaticamente “disponibile” in molti di questi cataloghi, anche se non ne hanno la disponibilità fisica: può però essere ordinata esattamente come se fosse nel magazzino del rivenditore, ma con tempi di consegna previsti piuttosto lunghi.
Questi tempi servono al gestore del catalogo per girare l’ordine all’editore, il quale provvede a impacchettare e spedire il volume richiesto direttamente all’acquirente oppure al magazzino del rivenditore, che poi lo inoltra. Il gestore del catalogo ovviamente richiede uno “sconto” all’editore, sconto che può arrivare al 40% del prezzo di copertina, e inoltre spesso paga questo tipo di forniture estemporanee a tempi molto lunghi, dell’ordine dei due-tre mesi.
Questo doppio passaggio in genere annulla il margine di utile per l’editore, che da questo canale trae però il vantaggio di avere i propri titoli in cataloghi nazionali, il che fa sempre bene all’immagine. Può dire, insomma, quando stampa un libro anche in tiratura minima: “disponibile nelle librerie”.
Vorremmo concludere questa nota facendo presente al lettore che per noi piccoli editori non è equivalente dove compra il suo libro. Se lo acquista direttamente da noi sta remunerando il nostro lavoro e quello dell’autore, e finanzia iniziative che potrebbe trovare utili in futuro; viceversa se lo ordina tramite un catalogo online, sta sovvenzionando la distribuzione di massa, ossia la più temibile concorrente della piccola editoria. Noi editori siamo comunque contenti se il nostro prodotto si diffonde e il magazzino si alleggerisce, anche se ovviamente siamo più contenti quando ne ricaviamo il giusto per poter pagare chi lavora per noi e andare avanti.
(Mister X)