Nel suo blog “Nuovo e utile” Annamaria Testa, esperta in scrittura creativa, dedica una pagina in sei punti alla definizione della creatività, o meglio alle varie fasi e ai requisiti che accompagnano il processo creativo. La pagina contiene tra l’altro qualche famosa citazione (1 percent inspiration, 99 percent perspiration…) e rimanda ad altre letture, come una famosa conferenza di U. Eco sull’ars combinatoria.
Una lettura avvincente e istruttiva. Mi pare però che non tocchi un punto, a cui sono personalmente molto affezionato e che riguarda un particolare aspetto della creatività, quello che porta alla soluzione di problemi complessi o alla realizzazione di scoperte scientifiche.
Dormirci sopra
La soluzione di un problema complesso, di un “vero” problema intendo, è spesso un atto creativo. Certo servono talento, cultura, tecnica, intelligenza ed esperienza per combinare, organizzare, confrontare i dati, e poi ipotizzare, produrre modelli e metterli alla prova; inoltre servono la perseveranza e la volontà di risolvere il problema.
Ma certe volte tutto ciò non basta. Il vero passaggio creativo, quello che improvvisamente mostra la soluzione, è svincolato dalla nostra volontà. Nasce quando lasciamo il cervello libero, di esplorare catalogare distillare a modo suo. Quando ci svaghiamo e pensiamo ad altro, conversiamo con gli amici, facciamo sport, o meglio ancora quando dormiamo. Questo “dormirci sopra”, che ci viene raccomandato dal buon senso dei nostri anziani, mette in azione le abilità nascoste della mente: potremmo definirla un’elaborazione in background. Senza paletti, senza paura del ridicolo, senza neppure aver bisogno del linguaggio che ingabbia ogni pensiero cosciente, il cervello libero osa accostamenti proibiti, percorre strade apparentemente disperate, mischia memorie di fatti tra loro slegati, e alla fine produce delle idee e le conserva.
Ce ne accorgiamo solo il giorno dopo, quando ci riaccostiamo al problema “a mente fresca”: ecco che improvvisamente tutti gli ostacoli appaiono facilmente superabili, e la soluzione appare chiara, semplice, facilmente attuabile.
Nessuno di noi sa veramente come sia capitato, ma il nostro cervello ha raggiunto un’evoluzione impossibile da descrivere, impossibile da imitare o da delimitare. Ogni tanto bisogna lasciargli briglia sciolta, anche se non abbiamo idea di dove possa andare, e cosa possa portarci al ritorno. (P.P. A., illustrazione di Enrica)