Sembra quasi che i cagliaritani, pur amando la loro città, nutrano una specie di understatement nei suoi confronti, come se la considerassero un dato di fatto, una cosa né più bella né più brutta di tante altre. Lo stesso atteggiamento usano nel parlare: mai superlativi; le cose buonissime sono al massimo “abbastanza buone”, una ragazza bellissima è “bellina” per un cagliaritano, e con “un paio” di libri ci fa una biblioteca. Per questo non è facile trovare lodi sperticate, amori sconfinati, descrizioni entusiastiche negli scritti su questa città, e bisogna ricorrere anche un pochino agli stranieri e comunque ai non sardi.
Se cerco nella memoria, i miei vecchi che raccontavano le cose belle e le cose brutte, pian piano mi accorgo che l’amore viene fuori, e ovviamente anche la nostalgia e il dolore per le tragedie, e l’orgoglio per le tradizioni, anch’esse un pochino snobbate come la sagra di Sant’Efisio che richiama visitatori da tutto il mondo, e la cucina particolare, che veniva risolta in un semplice “mia nonna faceva così”.
Ho fatto questo piacevole esercizio: cercare Cagliari in letteratura, come appare appena accennata dentro un romanzo di Giorgio Todde o di Carlo Levi, come viene descritta fino agli odori o ai profumi dal grande Lawrence, come viene sezionata fino al minimo dettaglio dell’ultimo lampione stradale dall’ottocentesco Goffredo Casalis, e così via con quello che si trova. Ovviamente non tutto e non di tutti, giusto un assaggio di qualcuno, soprattutto quelli che mi hanno colpito. Sono una ventina di autori, e di ciascuno ho preso un frammento, una prospettiva originale. È questa l’origine del volumetto ecco Cagliari, che viene presentato in questi giorni da Xedizioni con il contributo grafico originale, per la copertina, di Enrica Massidda.
Il risultato si può sfogliare nella nostra sede di via dei Genovesi 38/40, e tra qualche giorno in alcune librerie di Cagliari. Io personalmente ne sono abbastanza soddisfatto. (L.M.)