Quanti italiani hanno letto “Le avventure di Pinocchio”?
Probabilmente molti meno di quello che si possa supporre. Eppure è il secondo libro più diffuso al mondo dopo la Bibbia. Il fatto è che tutti lo conoscono per averlo visto al cinema o in tv, o per averne letto un riassunto o qualche brano rivisitato, o per i mille luoghi comuni che lo accompagnano. Un po’ come si fa con la propria città. La si conosce per il fatto di abitarla, non si va in giro con la guida in mano per scoprirne la storia e le bellezze, la si dà per scontata e così si finisce col conoscerla meno di un visitatore occasionale. Ecco, noi “abitiamo” Pinocchio, il suo villaggio, la sua osteria, il campo dei miracoli e infine il pesce-cane da cui viene divorato e poi risputato salvo e finalmente saggio. Lo sappiamo e basta, che senso avrebbe leggerlo?
La notizia di questi giorni è che Matteo Garrone comincerà presto a girare una sua versione di Pinocchio, nella quale Toni Servillo sarà Geppetto. Altro non si sa per ora, ma è interessante notare quanti registi e quanti sceneggiatori si sono cimentati nella loro personale lettura della fiaba, dopo esserne stati affascinati.
Molti di noi hanno due capisaldi: il cartone animato di Disney del 1940, visto e rivisto al cinema e poi in videocassetta coi nostri figli, con le canzoncine e le danze e quei meravigliosi movimenti fluidi del disegno manuale, e la miniserie di Comencini, un vero capolavoro inarrivabile prodotto dalla Rai negli anni ’70, realizzato a colori ma trasmesso in bianco e nero perché la tv a colori non c’era ancora. Il Geppetto di allora era Nino Manfredi, la fata turchina Gina Lollobrigida, e il piccolo bravissimo Andrea Balestri si dava il cambio con un pupazzo di legno nella parte di Pinocchio. E poi ci proveranno altri, tra cui i toscani Nuti e Benigni, con risultati discutibili.
Forse non tutti sanno che il grande Paolo Poli, anch’esso toscano, interpretò Pinocchio in una deliziosa lettura a più voci della fiaba per la serie “Fiabe Sonore” dei Fratelli Fabbri. Chi ebbe la fortuna di essere bambino o ragazzo intorno al 1968 poteva sfogliare la dispensa settimanale con le illustrazioni di Sergio, mentre ascoltava dal disco le voci di tutti i personaggi. Erano 21 dispense e altrettanti dischi a 45 giri, e in seguito uscì in cassette. Non so se esista anche in cd, ma è un’esperienza consigliabile.
Tornando alla domanda iniziale, quanti l’hanno letto, è difficile rispondere, ma una cosa è certa: Pinocchio andrebbe letto, e proprio nella sua versione originale col testo di Collodi che non merita di essere semplificato, riassunto, straziato in tentativi di rimodernamento. Dentro Pinocchio c’è un mondo nel quale gli esseri umani non si stupiscono di incontrare per strada un burattino che scappa o che va a scuola, nel quale nessuno è veramente cattivo e neppure veramente buono (a parte Geppetto), e dove l’ironia si insinua anche nelle pagine più drammatiche.
Non sappiamo ancora cosa farà Garrone, e siamo impazienti di vederlo. Chissà che ancora una volta non ci venga da dire, all’uscita dal cinema: “bellissimo ma il libro è meglio”.
Per concludere vi offriamo un ascolto storico: i primi minuti della “Fiaba sonora” con Mastro Ciliegia che per primo si imbatte in uno strano pezzo di legno…
Estratto dal primo disco di “Pinocchio”
E qui potete leggere il testo ufficiale della fiaba in pdf (magari da seguire durante l’ascolto):