Il grande scrittore Joseph Conrad, come si sa, era esperto di navi e di vita di mare in genere, avendo navigato per molti anni prima di approdare alla letteratura. Anzi, si dice che proprio i lunghi viaggi a bordo di piroscafi britannici gli abbiano permesso di imparare e affinare la lingua inglese (era polacco di nascita, francese di seconda lingua) tanto da poter diventare il romanziere che tutti conosciamo.
L’affondamento del Titanic lo turbò in modo particolare, ma più ancora lo turbarono le inchieste e i processi che ne seguirono, che lo indussero a scrivere due saggi sull’argomento. Entrambi furono pubblicati in forma di articolo su The English Review nei mesi successivi alla sciagura, e in entrambi Conrad mette in evidenza, con chiarezza e una certa dose di ironia, quali secondo lui furono le vere cause dell’affondamento. Una fra tutte, la delicatezza intrinseca di uno scafo da 50.000 tonnellate, le cui lamiere, per quanto grosse, fatte le debite proporzioni, sono molto più sottili e fragili di quelle di una scatola di biscotti di una nota marca. Ma che veniva definito inaffondabile dai “signori del progresso”, interessati più alla realizzazione di un albergo di lusso per attirare clienti facoltosi, che alla costruzione di un mezzo di navigazione sicuro.
Sembra quasi che i cento anni che separano questi articoli dalle recenti vicende di affondamento siano trascorsi invano, sebbene in mezzo ci siano stati altri disastri, tra cui quello altrettanto famoso dell’Andrea Doria che toccò da molto vicino la marineria italiana e dette un primo colpo all’era dei grandi transatlantici.
Abbiamo tradotto e ripubblicato i due saggi di Conrad, riunendoli in un unico e-book dal titolo I Signori del Progresso, riflessioni sul naufragio del Titanic. Lo trovate nel nostro catalogo dei Numeri Due. (MisterX)