Copio il titolo da un post di Leo su Facebook perchè trovo che sia perfetto per il mio articolo.
Rientro in studio dopo un lungo periodo di pausa dopo diverse vicissitudini che mi hanno indotto a rivoluzionare la mia vita, ma non è di questo che intendo parlare ma sicuramente da questo ho tratto spunto anche per il mio lavoro, spingersi oltre un confine di regole prestabilite mi ha sicuramente fatto capire che le paure sono sempre più dei pericoli reali.
Così mentre agosto incalzava feroce sui muri della città
io leggevo un’introvabile edizione di Steinbeck “in viaggio con Charley” e Charley manco a dirlo somiglia tanto a Lasco dalle descrizioni, sopratutto un cane che sa negoziare… Ed io sono identica alla descrizione della gente che Steinbeck incontra nei paesi e nelle cittadine in cui si ferma: “… vedevo nei loro occhi qualche cosa che avrei rivisto tante volte in ogni parte del paese… un desiderio rovente di andare, di muoversi, di mettersi in cammino dovunque via da ogni QUI. Non verso qualcosa ma via da qualcosa”. Incoraggiata da un amico prendo la macchina, Lasco e il nécessaire per entrambi, ci imbarchiamo per Genova, passiamo il traforo e inizia un lungo viaggio…
Mi viene in mente la storia di Emigre che conobbi tanti anni fa leggendo un libro del Saggiatore “Il Tipografo, mestiere d’arte”. Emigre è ancora oggi una rivista dedicata al design grafico, nasce a San Francisco dall’incontro di VanderLaus e due artisti olandesi per dare voce a tutti gli emigrati olandesi che vivevano in California ma presto divenne una piazza aperta a chiunque avesse articoli interessanti da pubblicare, fotografi, architetti, poeti, grafici… era il 1984 e fu la prima fonderia digitale, con i primi mac disegnarono illustrazioni rudimentali e i primi caratteri digitali. Ancora ben lontana l’era di photoshop, VanderLaus utilizzò un metodo semplice per comporre le foto, strappandole e ricomponendole nell’impaginato. Il testo era dattiloscritto, fotocopiato, ridimensionato, ritagliato e incollato. Una vera e propria rottura con gli schemi classici grafici e tipografici.
Dai più conservatori criticata per essere visivamente incoerente e priva di senso della storia.
Così, strappo, taglio, ricompongo, contaminazioni di vite, lingue, culture.
È un lavoro lungo questo e poi si rischia comunque di finire sempre in un ondata di manierismo.
Lo stesso VanderLaus nel 2003 fece uscire il n°64 di Emigre con il titolo RANT
(dichiarazione di principio) e diceva così:
“La grafica da sola non può fare molto. La grafica come tutto il resto è fatta di idee, è la manifestazione visiva di un pensiero. La grafica non è sovversiva, sono le idee ad esserlo. La grafica, la tipografia sono semplicemente un mezzo per rendere quelle idee visibili. Se usata male può ucciderle o renderle inefficaci”.
Enrica
per approfondire
http://www.emigre.com/EmigreCatalog.php