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In un articolo apparso in un inserto letterario di Epoca nel 1954 il giornalista Alberto Cavallari presenta un libro di Donald Gallup, dal titolo The Flowers of Friendship (Ed. Alfred A. Knopf, New York 1953). Questo volume, che si può trovare ancora oggi, raccoglie centinaia di lettere ricevute da Gertrude Stein durante la sua vita, e qualcuna anche dopo la morte. Molte firme sono note: Hemingway, Picasso, Matisse, Anderson e tanti altri. Sono questi i “fiori”, testimonianze di una rete di rapporti di vera amicizia che contraddistinguono l’attività della scrittrice.

Secondo Cavallari, che dipinge Stein come una matriarca e una maestra della diplomazia, sono proprio questi rapporti il vero cardine della popolarità e della fama di Gertrude Stein, più della sua stessa arte. Lo dimostra anche il quadro di Manuel Blasco, di cui parliamo nel nostro blog, nel quale le viene riservato un posto proprio matriarcale. Lei stessa dedica l’intero libro Autobiografia di Alice Toklas alla celebrazione delle sue amicizie, e al rimpianto di quelle cessate, citandole proprio come fiori che appassiscono. Molte però non moriranno mai, e moltisimi artisti francesi, inglesi, americani, anche tedeschi dovranno proprio a questa amicizia almeno una parte del loro successo. Compreso Hemingway, compreso Picasso.

Gertrude Stein nel 1945

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