… da bambini, la società è molto semplice. La domanda cosa farai da grande nasconde in realtà un sacco di aspettative di chi la porge, che con il tempo si palesano e s’insediano. Allora per adempiere a queste aspettative i pompieri fanno la carriera militare, le maestre gli avvocati, i muratori gli ingegneri, gli scienziati pazzi i medici. Come si diventa designer della comunicazione, non saprei proprio! Probabilmente oggi dal tentativo fallito di tutti questi mestieri, o dall’enorme successo. Una volta un noto chirurgo della mia città per cui curavo la comunicazione di una fiera di settore mi disse: «Vede Enrica, come mi riesce essere così creativo! Sarà perchè faccio anche chirurgia estetica». No, non voglio essere malinconica e scomodare i vecchi tipografi, sarebbe come continuare a battere la lingua sull’“evoluzione tecnologica non equivale all’evoluzione sociale”, un concetto su cui un grande pensatore (Pasolini) ha già espresso la sua e su cui potrei solo ricamare inutili luoghi comuni. Qualcosa è sicuramente cambiata con la comparsa sulla scena tipografica del computer, si ha molta più scelta di caratteri, non si quantificano neppure, software con una moltitudine di funzioni che per conoscerle tutte passano gli anni e questo ha generato sicuramente un po’ di confusione, tanto da perdere di vista gli obbiettivi di un lavoro. Ma se questo ha semplificato e stravolto le dinamiche interne degli “addetti ai lavori” non bisogna essere rigidi e ancorati ai sistemi passati, qualsiasi impaginato che sia stato prodotto con inchiostro e caratteri a piombo oppure con un software appropriato dovrà avere le stesse caratteristiche. La storia della fonderia digitale nasce in quel garage di Santa Clara Valley dal sogno di due giovani visionari e non ha ucciso un mestiere ma gli ha ridato vita. Il metodo progettuale non è cambiato e “creatività non vuol dire improvvisazione senza metodo”.
Enrica