“I latini avevano due termini per definire l’uomo: uno ammirativo, vir; l’altro quasi spregiativo, homo. Col passar dei secoli il vir s’è perso. Ma sono rimasti l’aggettivo «virile» e il sostantivo «virilità». Virile, secondo il dizionario più diffuso: «di o da uomo, in contrapposto a femminile o bambinesco. Virilità è l’età dell’uomo maturo, quando ha la pienezza delle forze e del vigore d’animo». Virilità, oggi, è un termine desueto, quasi ambiguo. E tuttavia non si fa che discutere dell’ uomo: non è chiaro il termine per definirlo, non è chiaro il ruolo che gli compete. Se è vero che la donna cerca una nuova dimensione, l’uomo sembra aver totalmente smarrito la sua. Qualche settimana fa, su Epoca, sei uomini famosi hanno discusso della donna. Questa volta quattro donne, altrettanto note, discutono dell’uomo d’oggi. I punti d’osservazione sono diversi. Ida Magli, antropologa, ritiene che l’uomo stia astutamente volgendo a suo favore tutti gli sforzi emancipativi della donna; Augusta Lagostena Bassi, avvocato, ed Emma Bonino, deputato radicale, affermano che il «maschilismo» riaffiora anche tra i progressisti; Natalia Ginzburg, scrittrice, pensa che dovrebbero essere proprio le donne a scoprire come sarebbe giusto e bello che gli uomini fossero… (scarica in PDF l’estratto dell’articolo)